Io c’ero quando tutto era un’altra cosa. Quando la musica accompagnava le ore, le cose che facevo. Quando poche note, tre minuti, sarebbero rimaste con me per sempre.
Un amico, una compagna, diciassette anni che non ho più, tanta luce nei miei ricordi. Colori, odori, sorrisi, note.
Un solo pensiero, non avere un pensiero.
Io c’ero, con tutto me stesso in quegli anni, non ho mancato un appuntamento con la vita. Nessuno chiedeva niente, tutti volevamo tutto, e qualsiasi cosa era a portata di mano.
C’era Woodstock, i Beatles, i Rolling Stones, Joe Cocker si contorceva sul palco sulle note di with a little help for my friends, Clepton non era ancora slow hand, Emerson Lake & Palmer facevano musica elettronica, I Pink Floyd guardavano al lato oscuro della luna, Cat Stevens parlava di padri e figli, Simon e Garfunkel mettevano centomila persone in Central park, Jimi Hendrix suonava con i denti.
Io c’ero e vivevo ogni minuto con loro, piangevo con loro, amavo con loro.
Le feste nelle cantine buie, con il cuore che batteva quando lei ti guardava, la paura di parlarle, il suo tocco, il suo profumo di ragazza, i lenti di Baglioni, le parole di Battisti.
Io c’ero quando tutto era più facile, quando un suo bacio bastava per averne il sapore per sempre, per incidere indelebilmente la sua immagine nei ricordi.
La lambretta per andare sui colli, gli amici che erano amici e basta, poveri, ricchi, sani, matti, belli e brutti, amici, solo amici. Ho riso con loro, ho pianto per loro. Gli anni delle grandi compagnie, veri e propri clan dove ognuno di noi si identificava. Regole mai scritte, ma da tutti rispettate, quel senso di appartenenza che ci faceva radunare sempre e dovunque senza mai prendere un appuntamento. Oggi siamo sparsi per il mondo, ma se chiedi, ognuno di loro ti dirà “io c’ero”, e lo dirà con orgoglio.
Un pallone da pallacanestro che rimbalza da allora e che ha raccolto tutte le nostre storie. Con quel pallone abbiamo gioito e litigato, vinto e molto perso, ma non ci interessava, eravamo noi, sempre noi e sempre insieme, il resto non contava.
Via Siepelunga, il centro del mondo. Lì ci si fidanzava, si partiva per il mare, per andare al cinema, ci si lasciava, ma sempre lì chiunque di noi tornava. La nostra casa. E lo è per sempre, è dentro di noi, un tatuaggio dell’anima che nessuna intemperie della vita ci toglierà.
Una musica, un viso, e ti sembra che non sia passato un minuto, sono più freschi nella mente quei pochi anni che tutti gli altri sino a oggi.
Io non so chi mai di voi leggerà queste righe, ma idealmente le ho spedite a tutti. Grazie amici, grazie per esserci stati e per esserci ancora. A voi devo la mia vita, le mie gioie, da voi ho capito chi sono, con voi sono entrato nel mondo.
Io c’ero, ci sono oggi e voi siete tutti con me.
Fabio.